Luciana Percovich

    Fonte: enciclopediadelledonne.it

    Luciana Percovich può essere definita una viaggiatrice tra mondi e una tessitrice di connessioni spazio-temporali. Questa capacità, che colpisce profondamente chi la conosce, è stata probabilmente segnata dall’esperienza drammatica vissuta dalla sua famiglia sui Confini Orientali durante la seconda guerra mondiale.

    Il suo è uno sguardo che abbraccia lontananze coniugando un progetto di conoscenza individuale con l’impegno culturale e politico collettivo.

    Terminato il Liceo Classico a Gorizia, parte per Milano per frequentare all’Università Statale la Facoltà di Lingue. “Travolta” dal ’68, viene attratta dai primi gruppi di donne: punto di svolta è la lettura di Patriarchal Attitudes di Eva Figes, uno dei primi testi del nuovo femminismo. Aderisce a un gruppo di autocoscienza di Lotta Femminista.

    Dalle riflessioni comuni emerge l’urgenza di affrontare il discorso sulla conoscenza del corpo, a partire dalla contraccezione. Allora era un reato diffondere informazioni sul tema e così, insieme a altre donne, forma un gruppo da cui nasce Anticoncezionali dalla parte della donna. Partecipa all’apertura del consultorio nel quartiere popolare della Bovisa che, avviato nel ’74, è uno dei primi consultori autogestiti d’Italia, in cui si pratica anche il self-help, ossia l’autovisita ginecologica con uno speculum, per imparare a conoscere i cambiamenti fisiologici legati al ciclo mestruale.

    La pratica si diffonde nel Movimento per la salute, che si confronta in incontri nazionali a Roma, Firenze, Milano. Nel 1975 è istituita la Legge sui Consultori Pubblici.

    Entra in scena un altro libro: si tratta del primo sguardo critico sulla storia della Medicina da parte di storiche femministe americane, e la sua traduzione inaugurerà quel ruolo particolarmente attivo nell’editoria femminista italiana che Luciana svolgerà da allora in poi.

    Il libro, Le streghe siamo noi, dà inizio a una collana, Il vaso di Pandora della Salamandra edizioni, che pubblica testi di donne fino al 1987. Continua ad approfondire il suo interesse per la Medicina, allargandolo a quello sulla scienza. Matura la convinzione che il sapere scientifico e la Medicina moderna siano nati dalla cancellazione del sapere e delle pratiche proprie delle guaritrici, le cui conoscenze sulle piante e sul corpo erano al centro della cultura pagana.

    Questo filo di ricerca culmina nell’incontro con la fisica Evelyn Fox Keller e la traduzione della biografia della genetista Barbara McClintock ,premio Nobel per la Medicina, In sintonia con l’organismo, scritta da Keller.

    Intanto, dal 1972 è docente di Inglese, all’inizio alle medie, poi all’Istituto Sperimentale di via Pace e quindi al Liceo Classico Manzoni.

    Tra il 1975 e il 1986, fa parte della Libreria delle donne di via Dogana, collaborando alla stesura dei Cataloghi e dei Sottosopra. Scrive e pubblica articoli per riviste femministe, da L’«Orsaminore» a «Reti». Nel 1985 nasce il figlio Pietro, concepito con il compagno di sempre, Giancarlo. Poco dopo l’esplosione di Chernobyl, prende posizione contro il nucleare con un articolo pubblicato su «ScienzaEsperienza» nel 1987. È un tempo di cambiamenti su tanti fronti, anche su quello della Libreria: con altre quattro donne pubblica un documento intitolato La libreria e i suoi doni, in cui sono esposte le ragioni del loro dissenso sulla “teoria dell’affidamento”.

    Inizia la collaborazione con la Libera Università delle Donne, tenendo corsi che spaziano dall’aggressività femminile (1995), a Donne e islamismo (1996) alla Rivoluzione Cyber (1997) e coinvolgendosi anche nella gestione dell’associazione. Si consolida in tal modo il rapporto con alcune donne, tra cui Lea Melandri e Paola Melchiori, con le quali aveva condiviso l’esperienza del Gruppo Scrittura e della cooperativa Gervasia Broxon, nata dai Corsi per le 150 ore di Affori (Milano).

    Negli stessi anni collabora con gruppi di città diverse, come il Centro Documentazione di Firenze, con cui pubblica il volume Verso il luogo delle origini, e con il Margaret Fuller di Pescara. Nel 1990, riceve il Premio Città di Monselice per la traduzione letteraria e scientifica, per Diario di un’astronauta di Naomi Mitchison (La Tartaruga, 1988).

    Durante un viaggio in Australia, nel 1994, scopre la cultura degli aborigeni Aranda, che le svela una concezione religiosa e sociale basata sul rispetto per la Terra e sulla sacralità del corpo femminile. Comincia a indagare le radici storiche e mitologiche dei tempi prima del patriarcato, l’immaginario religioso dei monoteismi e gli effetti della mancanza del “divino femminile” sulla psiche più profonda di donne e uomini. Incontra il lavoro della teologa Mary Daly e dell’archeologa Marija Gimbutas .

    Dal 2005 cura una collana di saggi della Venexia Editrice dedicata a questi temi.
    Per la Fondazione Badaracco di Milano, scrive un volume che raccoglie le testimonianze sul movimento per la salute, La coscienza nel corpo. Donne, salute e medicina negli anni Settanta.

    Nel 2007 esce Oscure Madri Splendenti. Le origini del sacro e delle religioni (Venexia, Roma) e nel 2009, sempre con lo stesso editore, Colei che dà la vita, Colei che dà la forma. Miti di creazione femminile.
    Concluso il suo lavoro d’insegnante, si stabilisce in campagna, nella piccola azienda agricola familiare. Da lì si sposta frequentemente per conferenze e seminari.